A tre anni e mezzo dal successo di Fedeltà – vincitore del Premio Strega Giovani – Marco Missiroli torna con un nuovo attesissimo romanzo: Avere tutto, edito Einaudi.
Più essenziale del precedente per struttura e numero di personaggi, ma, se possibile, ancora più sincero e coraggioso: per Missiroli, il ritorno alla scrittura in prima persona, che coincide, quasi inevitabilmente, con il ritorno alla sua Rimini, prelude alla forza di mettersi a nudo in una storia che attinge a pezzi (nevralgici e dolorosi) del suo vissuto personale.
Sandro Pagliarani, quarant’anni, da tempo si è trasferito a Milano e annuncia a suo padre Nando che tornerà da lui, a Rimini, in occasione del suo settantaduesimo compleanno. Ma il compleanno è solo un pretesto, c’è dell’altro.
Qualcuno gli ha raccontato che Nando ogni notte esce di casa e gira con la sua Renault 5, apparentemente senza meta. Quella che doveva essere una visita estemporanea, il tempo di capire perché suo padre gira di notte per le strade della città, si trasforma in un movimento a ritroso – dalla metropoli alla provincia – che costringe Sandro a fare i conti con il passato e con le cadute che ancora inquinano il presente.
Se da una parte l’autore ci accoglie nella “comfort-zone” dei temi a lui cari – il rapporto padre figlio, la precarietà economica dei nuovi quarantenni -, dall’altra ci sbatte in faccia un tema spaventoso e straniante – la ludopatia – che semina follia in un vortice di fragilità, rimorsi e pulsioni autodistruttive.
Con la brutale schiettezza di dialoghi serratissimi, quasi da pièce teatrale, Missiroli invita il lettore a scendere all’inferno con lui, e così facendo lo obbliga ad affrontare non solo il “desiderio di avere tutto” di Sandro, quella ludopatia che è sia propulsione che perdizione, ma anche i propri mostri, i propri giorni indecifrabili, le proprie vulnerabilità.
La «storia del vizio», come viene chiamata per tutto il romanzo, è la presenza più ingombrante nella vita di Sandro e, per certi versi, l’unica certezza.
Le assenze, invece, sono fantasmi che arrivano di notte a ricordargli tutto ciò che ha perso. Giulia, ad esempio, il suo primo grande amore, dimenticata distrattamente mentre era impegnato a gonfiare il piatto al tavolo da poker, con l’irrefrenabile curiosità di alzare la posta, ancora e ancora. Quando le carte diventano “un regalo impacchettato” e sfidare la sorte significa scartarlo.
«Vinco perché domino il punto di rottura. Quando la maggior parte lascia la mano, io resto» è la sintesi di un tutto che, senza neanche accorgersene, può diventare niente.